Errico Porzio, il pizzaiolo da 2 milioni di follower (e 500 dipendenti) apre a Milano: «Margherita a 7,5 euro come a Napoli. E a pranzo niente coperto»

Volevo aprire il 19 settembre per celebrare San Gennaro ma non ce l’ho fatta con i tempi. Allora organizzo una doppia inaugurazione: lunedì per gli amici e i parenti, martedì per il pubblico… io sono superstizioso ma per una volta vado contro il detto “né di venere né di marte non si sposa né si parte”».
Errico Porzio, 48 anni, maestro dell’arte bianca, è pizzaiolo, anzi pizzaiuolo, con 2 milioni di follower sui social e imprenditore (chiamatemi «pizzatore», scherza): dopo 15 locali tutti al sud sbarca per la prima volta al nord e lunedì 23 settembre alle 18.30 apre la sua prima insegna milanese, in via Solari 34, con 90 coperti, due forni classici napoletani e uno riservato al senza glutine.

Come mai Milano?
«È la città dove vivono più meridionali (e ride, ndr)! È stata una stata scelta dettata dal cuore: tanti fan mi chiedevano: quando apri a Milano? Volevo accontentarli. E poi un locale nel capoluogo lombardo è un biglietto da visita importante».

Un report recente sostiene che a Milano ci sono più pizzerie che a Napoli e in città hanno già aperto tanti suoi illustri colleghi come Sorbillo, Capuano, Lioniello. In particolare, zona Solari è davvero ricca di pizzerie…
«Lo so bene, ma io cercavo uno spazio in città da tre anni… I miei locali sono tutti a gestione diretta, niente franchising: li scelgo personalmente, prendo l’aereo e vado a vederli. Questo in via Solari mi ha colpito subito perché è luminoso e ha tante vetrine sulla strada: quando sono entrato ho sentito l’effetto wow, l’ho scelto per questo, io sono molto sensitivo!».

Se dovesse definire la sua pizza?
«Noi facciamo la pizza napoletana tradizionale ma moderna, contemporanea, non quella “a canotto” che Briatore odia perché dice che sembra un chewing gum: non esageriamo mai con i cornicioni, in effetti alcuni sembrano dei gommoni, e anche la nostra cottura è lenta, docile, mai aggressiva come quella di altri colleghi».

Briatore ha appena inaugurato un Crazy Pizza a Napoli.
«Ci sono stato, mi ha invitato, io ho un buon rapporto con lui: apprezzo la genialità del suo prodotto, che è facilmente replicabile in tutto il mondo, anche perché non contiene lievito ed è cotto nel forno elettrico. Poi, può piacere o meno… Per quanto riguarda il costo è giustificabile se si pensa che i suoi sono locali di tendenza dove c’è anche intrattenimento e dove si trascorre tutta la serata, quindi ci sta che lo scontrino medio sia più alto rispetto a una classica pizzeria napoletana».

A proposito di prezzi, quanto costa una Margherita qui a Milano?
«Lo stesso prezzo che nel nostro locale sul lungomare di Napoli: 7.50 euro. Questa è la nostra politica: siamo sempre stati una pizzeria per tutti e vogliamo esserlo anche nel capoluogo lombardo. Un prezzo onesto, che riusciamo a contenere grazie ai numeri che facciamo: in media i miei locali ospitano 400 persone al giorno, anche se a Napoli, sul lungomare, nel weekend arriviamo anche a 1.500. Inoltre, qui a Milano non facciamo pagare il coperto a pranzo per incentivare chi lavora in zona a venire a mangiare da noi».

Ma Milano le piace?
«Io sono onesto: ho una predilezione per il sud. Però sicuramente Milano è una città molto viva, aperta, qui vengo spesso, faccio tanti eventi: all’inizio mi preoccupava il parcheggio, poi ho scoperto che oltre alla macchina funzionano bene tutti gli altri mezzi, dalla metro al monopattino, c’è di tutto».

Con 1,2 milioni di follower su Tik Tok, 210 mila su Instagram e 380 mila su Facebook lei è una star dei social.
«Dopo la pandemia mi sono affidato a un social media manager che mi segue 24 ore su 24, o quasi: riprendiamo live tutto quello che faccio, comunque cerco di variare molto i video per non ripetere sempre le stesse cose. Certo, adesso la mia vita è cambiata: finché mi fermavano a Napoli per una foto o un saluto non mi sorprendevo, ma adesso succede ovunque».

Le fa piacere?
«Assolutamente, anche perché io di carattere sono sempre stato uno molto disponibile».

Come mai il pizzaiolo?
«Ho iniziato a 13 anni con mio zio, Mario Pellone, che è uno storico pizzaiuolo di Napoli e poi ho scelto di proseguire questa strada dell’arte bianca: adesso ho 48 anni, quindi faccio questo mestiere da 35. E ne sono contentissimo: anche quand’ero giovane e la sera vedevo i miei coetanei che uscivano e andavano a ballare, a me non pesava dover lavorare e fare le pizze, mi è sempre piaciuto».

Ma lei mette ancora le mani in pasta o ormai si considera un imprenditore?
«Continuo a fare la pizza insieme con i miei ragazzi: sono 500 quelli che lavorano nei miei 16 locali. Di recente alla Camera dei deputati di Roma ho ricevuto un riconoscimento di eccellenza per l’attività di imprenditoria al sud e, nel consegnarmelo, mi hanno chiamato dottor Porzio! E io mi sono imbarazzato: già il termine imprenditore mi pesa, mo pure dottò… Piuttosto chiamatemi pizzatore, metà pizzaiolo e metà imprenditore».

È emozionato per lunedì?
«Sì, questa inaugurazione è molto attesa, mi auguro di non tradire le aspettative: anche un’apertura a Milano #SaddaSapèFà